L’Associazione “Rosa Vitillo Pet therapy” ha come obiettivo la divulgazione e l’impiego della pet therapy e delle altre coterapie (quali musicoterapia, arte terapia, DMT), per veicolare e rendere più efficaci le terapie tradizionali. La Pet therapy abbraccia sia le AAT, che sono terapie in senso stretto che le AAA, attività assistite e le AAE Attività educazionali con l’ausilio del pet. Le finalità comuni sono migliorare l’umore, facilitare le terapie, creare momenti ludico/educativi, abbassare la tensione a livello del gruppo, migliorare il senso di autoefficacia, l’autostima e favorire la socializzazione. L’ associazione opera nei vari contesti di agio e disagio, utilizzando gli animali sia di in chiave ludico/educativa che prettamente terapica con staff specializzato e formato in pet therapy, attraverso vari pet, opportunamente preparati, quali conigli, cani e tartarughe, lavorando quindi sia in contesti creati ad hoc sia in comunità psichiatriche, ospedali e centri per ragazzi diversamente abili.
Da due anni sono attivi laboratori di pet therapy presso la casa di riposo “Villa Serena” di Pesco Sannita, dove il direttore e coordinatore della struttura, Dott. Vincenzo Meoli, la responsabile del settore animazione e formazione degli operatori, dott.ssa Luisa Leone e la responsabile amministrativa, dott.ssa Silvana Leone si dicono molto soddisfatti del lavoro svolto. Gli anziani si mostrano più disposti al contatto e all’ interazione da quando svolgono i laboratori, ricordano abbastanza bene quello che facciamo con i pet e vengono continuamente stimolati a livello cognitivo. Insieme al presidente dell’associazione, Avv. Gloria Malavolti, il progetto è seguito dalla volontaria, dott.ssa Antonella, che con dedizione e passione si sta dedicando alla strutturazione e messa in opera delle attività. Il 21 dicembre ci sarà una festa di Natale che vedrà coinvolti, oltre agli amici pet, musica, canti e balli popolari, sempre organizzati dall’ associazione Rosa Vitillo pet therapy e dall’ ausilio di volontari che hanno deciso di dedicare un po’ di tempo alla struttura.

Il termine “pet therapy” è un neologismo anglosassone, che indica le attività e le terapie svolte con un animale. Il “pet” è un animale preferenziale, domestico, di piccole (cani, gatti, conigli) ma anche di grandi dimensioni (cavallo o delfino) (G.Ba, 2004). Lo psichiatra Boris Levinson (1953) ha compiuto le prime osservazioni cliniche in merito ai benefici della pet therapy sui disagi psichici e l’handicap psicomotorio, coniando il termine “pet therapy” nel 1961. Levinson aveva, infatti, ripetutamente notato che il cane che lo accompagnava nel corso della terapia suscitava un vivo interesse da parte di un paziente autistico. B. Levinson riteneva, ispirandosi alle teorie winnicottiane, che il pet potesse essere utilizzato in qualità di “oggetto transizionale”, nonché “catalizzatore” per lo sviluppo delle abilità sociali.
La pet therapy, quindi, presuppone l’utilizzo del pet in diversi programmi educativi, terapeutici e\o riabilitativi, in qualità di facilitatore relazionale e sociale, da parte di professionisti dell’educazione e del benessere umano che hanno svolto una formazione specifica nell’ ambito della pet therapy e che, pertanto, sono attenti al benessere sia dell’animale che degli utenti all’ interno della sessione. Le attività in parola non sostituiscono ma affiancano terapie e metodologie educative e riabilitative tradizionali, come co-terapia. Gli anziani, in particolare, possono presentare spesso disattenzione, problemi di memoria, depressione, scoppi emotivi e di pensiero lento. L’ interazione con il pet gli consente di spostare l’attenzione da sè stessi all’altro, di ricevere affetto e, allo stesso tempo, di stimolare il mantenimento delle capacità residue.

Le persone ospiti di case di cura, spesso sentono di avere una mancanza di controllo sulla loro vita e, pertanto, somministrare coccole ad un pet e ricevere affetto non giudicante è rilassante e consente all’ utente di sentirsi a proprio agio e di affrontare diversamente la permanenza che, spesso, si accompagna all’ isolamento affettivo dai famigliari. L’ attività assistita aiuta i pazienti a mostrare interesse per l’ambiente circostante e fissarsi sul qui ed ora. Il rapporto animale-uomo, di tipo affettivo ed emozionale, si è mostrato efficace da un punto di vista fisiologico dal momento che è stato riscontrato, che attività come l’invito ad accarezzare e spazzolare l’animale, porgergli piccoli bocconcini, camminare tenendolo al guinzaglio, favoriscono l’abbassamento della pressione sanguigna ed il rallentamento della frequenza cardiaca (Carbone G., Tonali A., 2007). Una delle principali difficoltà riscontrate nell’interazione con soggetti anziani, soprattutto se colpiti da patologie neurologiche, soprattutto, l’Alzheimer è la sensazione che in essi sia presente una cecità mentale, allo stesso modo delle persone autistiche, rispetto agli stimoli sociali ed un’incapacità a mentalizzare gli stati propri e altrui (Frith U., 2009). Da un punto di vista psicodinamico ciò può essere ritenuto un effetto dei meccanismi di difesa primariamente utilizzati dal soggetto: alienazione e isolamento, meccanismi, in particolar modo l’isolamento, che consentono alla persona di scindere gli elementi affettivi di un’esperienza dai suoi elementi cognitivi e che permettono alla persona di relegare verso zone inaccessibili alla propria coscienza, i vissuti dolorosi connessi alla malattia ed ai disturbi sperimentati (Mc Williams, 1994).
Attraverso la stimolazione primariamente di tipo sensoriale, effettuata attraverso 
l’ausilio del pet, è possibile assistere ad un miglioramento dell’attenzione e delle capacità relazionali, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore ed un’interazione verbale coerente rispetto al contesto.
Gli effetti benefici della pet therapy in ambito neurologico sono stati citati anche nel cinquantaduesimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, ove è stato evidenziato un miglioramento nell’ attenzione e
nell’interazione dei pazienti che avevano aderito a progetti sperimentali con gli animali. Si è registrata, inoltre, una diminuzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore nonché un’interazione verbale pertinente al contesto, un miglioramento significativo nell’ambito del linguaggio. Un articolo del Journal of American Geriatric Society a sottolinea come gli anziani possessori di un animale da compagnia, mostrano un maggior benessere e maggiore attitudine a svolgere le azioni della vita quotidiana.

Nella casa di Riposo Villa Serena, di Pesco Sannita il direttore e coordinatore della struttura, Dott. Vincenzo Meoli, la responsabile del settore animazione e formazione degli operatori, dott.ssa Luisa Leone e la responsabile amministrativa, dott.ssa Silvana Leone hanno voluto puntare sulla pet therapy per i propri utenti. Abbiamo riscontrato, in due anni di attività, che il contatto con i pet allevia il senso abbandono, sollecita la memoria, favorisce un miglioramento del tono dell’umore, nel linguaggio, mantiene le facoltà cognitive residue. Sono proposte attività di accudimento, spazzolamento, accarezzamento che aiutano gli ospiti a fissare l’attenzione sul qui ed ora e attraverso la stimolazione sensoriale, si agisce sulle capacità residue;
* Si invitano i pazienti ad elaborare ricordi relativi agli animali, strutturando domande molto semplici nel corso delle attività proposte;
* accanto alle attività più statiche, là dove possibile, i pazienti possono sperimentarsi in giochi di coordinamento motorio (lanciare la palla al cane, farlo saltare nel cerchio, passare nel tunnel ecc…);
* tutto ciò è accompagnato da attività che vedono il supporto di musica e arti grafiche, R.O.T. per tentare un approccio più globale e modellato sul bisogno individuale.

Post Correlati